Non é solo cibo

Ciao a tutti ecco a voi il mio racconto, Non é solo cibo, vincitore del premio speciale nel concorso internazionale organizzato dalla regione Molise:” Cibo e territorio.”

Buona lettura 🤗

 

Non è solo cibo

di Elena Piccardo

 

Non é solo cibo

 

Definizione della parola “mangiare”: ingerire sostanze alimentari a scopo di sostentamento.

 

No, non è solo questo ma è molto di più. Dietro ai manicaretti che troviamo sulle nostre tavole infatti orbitano culture, ricordi, emozioni e sapori che solo in determinati luoghi si possono gustare.

L’Italia, soprattutto in cucina, si rivela un paese magnifico. Ventidue regioni stupende che si sono sviluppate da antiche culture.

Tutte differenti le regioni italiane, sia per dialetto che per tradizione, si accomunano per un’unica grande virtù: la cucina. Ovunque tu ti trovi, nel bel paese, puoi assaporare piatti buonissimi che affondano le loro radici in un passato lontano. Pietanze che si sono tramandate di generazione in generazione, da madre a figlia, da nonna a nipote. Quindi consumare un piatto della tradizione equivale ad assaggiare anche un pezzo della nostra storia. Se è possibile, ciò che accomuna e unisce ogni italiano è l’amore per il cibo e la conseguente convivialità che orbita intorno ad esso. I pranzi di Natale infiniti, la Pasqua, le domeniche dai nonni, le merende nei prati o nelle osterie, insomma, sembra che i nostri migliori ricordi siano stati costruiti intorno alle vivande.

La cucina non è mai stata il mio forte e spesso mi sono trovata a dover armeggiare con i fornelli per il solo scopo di soddisfare le necessità del mio stomaco.

Talvolta però, lo devo ammettere, ho cucinato mossa ideali più alti, spinta dalla necessità di ritrovare quei sapori antichi che mi parlavano della mia terra e del mio passato. Mi parlavano di lei: mia nonna.

Caterina era la miglior cuoca che io abbia mai conosciuto e con le sue mani amorevoli sfornava una miriade di pietanze deliziose dalle quali si evinceva tutto l’amore che ella riversava nelle sue creazioni culinarie.  Intorno al tavolo da pranzo, boccone dopo  boccone, io e la mia famiglia costruivamo dolci ed indimenticabili ricordi.

Rievoco nella mia mente il giorno di Natale, che gran festa! Mia nonna iniziava ad organizzare il pranzo natalizio giorni prima. Preparava quasi tutto da sola ed era instancabile. Ricordo ancora la notte della vigilia: lei, nonostante l’età, rimaneva sveglia fino a tardi per elaborare quel piatto tipico che non poteva proprio mancare sulla nostra tavola perché faceva parte della nostra tradizione. Molte volte mi sono chiesta come facesse ad essere così zelante e dedita al dio cibo e di frequente (ahimè devo ammetterlo) l’ho invidiata. Vorrei avere almeno una parte di quella sua incontenibile passione e chiedendomi, innumerevoli volte cosa muovesse le sue abili mani, mi sono data una risposta: l’amore. Dunque ad oggi, se mi chiedete che sapore dovrebbe avere il cibo, io vi direi in completa onestà che dovrebbe profumare di affetto e passione. Dovrebbe essere la trasposizione dei nostri migliori sentimenti.

L’amore infatti è l’ingrediente segreto sia per l’affetto che provate verso i vostri commensali, la soddisfazione di godere del loro appagamento, l’adorazione per il vostro territorio e la sua antica cultura gastronomica o per le strabilianti materie prime di cui abbiamo la fortuna di godere. In definitiva ciò che conta è che l’amore sia presente in ogni sua forma. Se si prepara un pranzo con meticolosa cura ed affetto, con la voglia di veder felici ed appagati i propri ospiti, vi posso garantire che sarà senza dubbio un successo.

Spesso quando ho nostalgia della mia terra e della mia casa, mi rifugio nel mondo dei fornelli. Come se in quei cibi cotti a puntino, nel loro intenso sapore, nelle più recondite sfumature aromatiche, io potessi trovare un pezzo di me stessa e della mia storia.

Allora mi ritrovo in cucina munita di tutto il necessario, ogni ingrediente è lì davanti a me ed è pronto per essere utilizzato, miscelato e trasformato in un tripudio di sapori deliziosi.

Dovete sapere che maggior parte del mio ricettario, ricevuto in eredità da mia nonna, non è affatto preciso ed invero mancano le dosi della farina, del sale, dello zucchero e di qualsiasi altro ingrediente. Ciò mi richiede un enorme sforzo mnemonico anche se, per mia somma fortuna, nella mia infanzia ho potuto rubare con gli occhi ogni dettaglio del suo operato. Adoravo osservare mia nonna  cucinare.

In fine mi ritrovo a dosare i componenti “ a sentimento” come se al mio fianco fosse presente il fantasma di Caterina, come se stessi suonando una sinfonia per pianoforte a quattro mani. Non sono più sola nella mia cucina e il mio corpo si muove spinto da un antico istinto. Come se quelle ricette mi fossero da  sempre appartenute. Improvvisamente mi sento sicura e concentrata sul mio lavoro per cui con massimo impegno miscelo, impasto o cuocio i miei manicaretti badando bene a bilanciare i sapori con l’intenzione di ricreare quel gusto preciso, che una volta assaporato, mi porterà inevitabilmente a ritrovare un pezzo di lei e della mia infanzia.

La carne cuoce affogata nel battuto e il suo profumo avviluppa l’intera stanza. Ammetto che non vedo l’ora di poter addentare il prodotto del mio lavoro e una leggera acquolina mi sale fino alla bocca.

Amo mangiare ed il caso è chiuso.

Credo fermamente che mangiare con gusto, che è ben diverso dal nutrirsi per mera esigenza fisica, sia uno dei piaceri fondamentali della vita, una gioia quotidiana, un appagamento dei sensi e la soddisfazione che si prova, dopo aver trangugiato un buon pasto, è  quasi indescrivibile. Quanto è bella quella dolce sensazione di pienezza che concilia il conseguente sonno digestivo? O il sapore del limoncello fatto in casa che addolcisce il palato affaticato dal perpetuo sgranocchiare? Il caffè poi è imbattibile, una vera icona italiana! Un rituale insostituibile.

Noi italiani siamo un popolo incredibilmente fortunato per la miriade di prodotti che possiamo utilizzare e non vorrei sembrare troppo campanilista dicendo che tutto il mondo ci invidia per l’incredibile bontà dei nostri formaggi, dei vini, della pizza e quant’altro.

Adoro mangiare un buon pezzo di focaccia seduta sulla spiaggia o gustare una gustosa carbonara tra le vecchie vie di Trastevere e questi sono solo due esempi dei molti che potrei fare, dei privilegi concessi unicamente a noi italiani e a qualche fortunato turista.

Mangiare dunque non è solo un’azione necessaria per il nostro sostentamento ma è anche aggregazione sociale, sposalizio di culture e la base di alcuni nostri gesti abitudinari. Per esempio da piccola, tornando a casa, la prima domanda che ponevo a mia nonna era: – cosa hai preparato per pranzo? – ad oggi invece, quando mio marito torna a casa da lavoro, è lui a pormi quella stessa richiesta. Buffo come la vita sia capace di invertire i ruoli! Inoltre ora capisco quanto sia gravoso trovare ogni giorno delle ricette che possano soddisfare se stessi e la propria famiglia.

In tal proposito, sposare o convivere con una persona di un’altra regione equivale anche ad unire le proprie culture in un ricettario ampio e gustoso. Personalmente io tendo a preparare pietanze di cui conosco i sapori a menadito, non mi permetterei mai di rovinare la fragranza di una coda alla vaccinara, motivo per il quale mi attengo principalmente alla cucina Ligure ma quando il mio compagno di vita si mette ai fornelli, decidendo di farmi assaggiare le prelibatezze laziali, io gioisco ed accetto di buon grado lo scambio culturale.

La cucina è amore e con l’amore nascono nuove cucine.

Forse se i politici di tutto il mondo si riunissero intorno ad un tavolo da pranzo, le endorfine rilasciate dal cervello durante il pasto, li rilasserebbero a tal punto da rendere più semplice le trattative di pace. Ovviamente è solo una mia fantasticheria ma non sarebbe bello se un buon pasto potesse salvare le sorti del mondo? Sicuramente questo pensiero è molto divertente.

Dunque i sapori, i gusti e gli aromi non sono affini a se stessi ma al contrario sono i tasti che innescano nelle nostre menti i ricordi, le emozioni e le sensazioni di eventi che abbiamo amato. Sono la chiave per ritrovare frammenti del nostro passato, sono un invito all’amicizia, sono condivisione e ospitalità.

Ora quindi non ditemi che si stratta solo di “mangiare”, di un’azione meccanica per la sopravvivenza perché sarebbe una definizione troppo limitativa.

Si tratta di noi, delle nostre emozioni, dei nostri ricordi, della nostra terra, dei frutti del lavoro di molte persone, dei profumi, dei colori e di ogni altra attività o vita che ruota in torno agli alimenti che arrivano sulle nostre tavole. Per cui no, non è solo cibo e se chiudete gli occhi assaggiando un arancia di Ribera, gustando un buon vino dei Castelli, mangiando un caciucco, addentando una fetta di pecorino o di parmigiano vi ritroverete in quei luoghi dove essi sono stati creati dalla sapienza e dall’abilità di uomini che si tramandano quest’arte da secoli. Il cibo quindi è anche creatività, arte e sapienza. Il cibo è territorio, il cibo è parte di noi.

  • Buon appetito.

 

 

Pubblicato da imparardinaggio

Ciao a tutti amici del verde e del giardinaggio, ho creato questo blog per condividere la mia smisurata passione per questo mondo meraviglio e spero di poter trasmettere queste mie grandi emozioni con voi